La musica di Melani risplende a San Luigi dei Francesi

Dei solisti la palma vada senz’altro ai due soprani Alice Borciani e Mariana Flores, “voces angelorum” se ve ne furono. Pubblico delle grandi occasioni: ambasciatori, corpo diplomatico, prelati e sponsor di vaglia. E successo eccezionale, in verità del tutto proporzionato ai meriti assai alti della serata.

Ambientare un concerto di musica barocca a San Luigi dei Francesi, il prezioso scrigno d’architettura (Domenico Fontana e Giacomo Della Porta) e d’arte (Caravaggio, Domenichino, Guido Reni, Bassano) voluto da Caterina de’ Medici per la comunità francese in Roma, non poteva che essere un’ipotesi di partenza vincente. Se a ciò s’aggiungono la preziosa rarità delle musiche e la qualità dell’esecuzione, s’avrà nozione di una serata musicale fra le più interessanti di questo già inoltrato 2024. Il programma era monografico e s’incentrava su quell’Alessandro Melani (1639-1703), pistoiese di nascita e di musicale famiglia del luogo, ma – dopo esser stato maestro di cappella nelle cattedrali di Pistoia e d’Orvieto – presto a Roma, al seguito del papa Clemente IX, ossia il concittadino Giulio Rospigliosi. Che lo prepose alla Cappella di Santa Maria Maggiore, quindi a quella di San Luigi de’ Francesi, ove rimase fino alla morte. Mantenendo però in parallelo l’incarico di “Maestro della Salve”, ovvero la formazione vocale istituita all’inizio del Seicento nella Cappella Borghese della Basilica Liberiana. Fecondo autore di drammi per musica – L’empio punito ne è il più celebre – eccelse beninteso in una vastissima produzione sacra e le pagine di pura meraviglia (che è nel barocco il “fin dell’arte”…) ascoltate a San Luigi, ne sono la moderna riprova.

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